Si
ringrazia per la concessione del
seguente articolo le testate:
- AmiWorld On-Line
(WEB Magazine numero uno in italia
per Amiga)
HTTP://www.amiworld.it
- Quantum Leap
L'articolo che segue è estratto dall'intervento di Amanda
Mazzucchi presso IPISA '97
relativo al capitombolo tragico di mamma Commodore (Amanda Mazzucchi ha
effettuato la sua
tesi di laurea proprio su questo argomento), focalizzando le ragioni
del fallimento
attraverso gli ultimi ritrovati del marketing. Secondo Amanda "Le cause
del
fallimento di Commodore sono, a nostro parere, da attribuirsi
principalmente al gap di
comunicazione tra il settore della Ricerca e Sviluppo e quello
commerciale nella gestione
di un'innovazione radicale: Amiga". Più avanti Amanda
dirà "Dal momento in cui
Commodore decide di svilupparla secondo il progetto iniziale di Jay
Miner [Un computer per
tutte le esigenze ndPetty], ci si trova davanti alla scelta critica di
selezionare il
mercato a cui rivolgersi". Il management non comprende, a causa
dell'incomunicabilità con il reparto di Ricerca e Sviluppo,
le potenzialità della
macchina, lasciando che si posizionasse spontaneamente in un settore
che le era molto
congegnale: il mondo videoludico. "Nulla di male, per
carità, se non fosse che il
sitema aveva ben altre potenzialità. Commodore
trascurò colpevolmente mercati verticali
di ben più alto profilo con prospettive di sviluppo a
livello professsionale, nei quali
Amiga si era, o con un piccolo sforzo si sarebbe, collocato in una
posizione di dominio
incontrastato" (tratto da "Tutto quello che non avete mai saputo di
Amiga (e
nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontarvi)", Atti Ipisa '96, un
must per
tutti!). Altro motivo predominante in quello shangai di cause ed
effetti che hanno
determinato il fallimento, è la mancata differenziazione dei
vari modelli Amiga.
"Dal momento che nell'immaginario collettivo Commodore è
sempre stata associata a
macchine low-end e che Amiga 500 sembra seguire la tradizione, anche se
con le dovute
differenze tecnolgiche, sarebbe stato a nostro parere necessario dare
una connotazione
fortemente diversa ad Amiga 2000. Portando lo stesso nome della
versione low-end, si
poteva creare più di un malinteso, ad esempio il pubblico
poteva pensare che si trattasse
solo di una potentissima macchina da gioco". Amanda sottolinea
l'incredibile miopia
del pubblico informatico, che anche ora non è ancora pronto
per la rivoluzionaria idea di
Jay Miner: un computer per tutte le esigenze.
Altro gravissimo errore è stata una pessima gestione
dell'innovazione. Infatti gestire
un'innovazione richiede "una organizzazione globale originale
dell'azienza" ed
è spesso poco conveniente. Copiare, riproporre in altre
vesti, (cfr. articolo Canali) è
paradossalmente più conveniente che creare ex-novo qualcosa
di radicalmente originale e
performante.
L'intervento di Amanda ad IPISA '97 ha stregato il pubblico, portando
ad un dibattito
sulle cause della morte della Commodore. Grazie alla competenza di
Amanda Mazzucchi (che
ricordiamo aver scritto una tesi universitaria sull'argomento) sono
stati svelati molti
altarini. Personalmente mi ha colpito una dichiarazione di Sergio
Ruocco, più volte
intervenuto: il management di Commodore era composta da gente con
notevoli esperienze (e
croci in giardino) nel cavar più denaro possibile a
società destinate al fallimento...
Che alla Commodore non interessasse niente di Amiga l'avevamo capito,
ma che volesse
intenzionalmente affossarla è davvero sconvolgente!
Ecco
l'interessantissimo intervento sul fallimento di Commodore a cura di
Amanda Mazzucchi.
R&S a confronto con le strategie di marketing: storia di un fallimento
Le cause del
fallimento di Commodore International
sono, a nostro parere, da attribuirsi rincipalmente al gap di
comunicazione tra il settore
della Ricerca e Sviluppo e quellocommerciale nella gestione di
un'innovazione radicale:
Amiga.
Cercheremo di mettere a fuoco quelle che risultano essere le "scelte
critiche":
la gestione di un'innovazione radicale a livello di management
il posizionamento di Amiga sul mercato
la differenziazione del prodotto Amiga.
(Le seguenti considerazioni fanno riferimento al mercato dei computer
attorno alla metà
degli anni '80).
Il modello del ciclo di vita della tecnologia nel settore informatico
Amiga
è un'innovazione radicale: come tale presenta
caratteristiche tanto avanzate da superare ogni attesa del mercato e
assicura prestazioni
"fuori scala" rispetto a qualunque soluzione tradizionale con cui non
é
possibile quindi un confronto.
Nel modello del ciclo di vita della tecnologia di Abernathy Uterback
Amiga rappresenta una
delle prime generazioni di prodotto, che nascono nella fase fluida.
Per l'innovazione radicale esistono piu' sbocchi di applicazione:
alcuni destinati a
sfumare mentre altri a prendere sempre piu' piede.
Il settore dei computers presenta una tale vivacità
nell'evoluzione tecnologica, tante
sono le innovazioni che il modello Abernathy può essere
applicato solo come un ciclico
riproporsi della fase fluida.
Non si può in definitiva parlare di un'innovazione che
influenza il mercato in modo
definitivo, cui fanno seguito variazioni e specializzazioni della
stessa fino
all'affermarsi di un modello leader definito stereotipo.
Nel mondo informatico i tempi sono notevolmente accorciati, piu'
innovazioni tecnologiche
possono susseguirsi in poco tempo e la definizione stessa di stereotipo
diventa difficile
da un punto di vista tecnico-scientifico perchè in breve
ciò che sembrava essere una
sicurezza, una soluzione definitiva può venire stravolta e
sostituita: la parabola
riparte quindi dal punto di partenza, ripercorre gli stadi della fase
fluida senza
necessariamente arrivare ad uno stereotipo per poi essere nuovamente
stravolta.
La terza fase, quella della maturità è
praticamente sconosciuta nel mondo
dell'informatica.
Nel caso del personal computer IBM compatibile con software Microsoft
è
"atipico": nonostante sia tecnicamente strutturato in modo obsoleto
rispetto ad
altre macchine presenti sul mercato, si è imposto a livello
commerciale quasi a livello
di monopolio.
Si è creata in definitiva una netta contrapposizione tra il
grande pubblico, con una
scarsa cultura informatica e l'ambiente tecnoco-scientifico.
La maggior parte del pubblico non è, a nostro parere, pronto
ad accettare le
evoluzioniche si susseguono così rapide in campo informatico
e, paraddossalmente,
finiscono per affermarsi sistemi meno evoluti.
Nel modello del ciclo di vita della tecnologia il sistema di
collegamento tra scienza,
tecnologia e impresa è definito "spazio di trasferimento".
Il legame tra tecnologia e prodotto nuovo avviene attraverso
l'individuazione degli utenti
e lo sviluppo di un'esperienza specialistica; solo successivamente si
operano scelte di
investimento.
Nel caso di Commodore risulta strategicamente vitale riuscire ad
accordare le esigenze
delmercato le caratteristiche di Amiga: prima fra tutte si impone la
necessità di
conoscere le caratteristiche tecniche di Amiga.
Il problema del posizionamento di Amiga
Amiga viene
presentata sul mercato nel luglio del 1985, non ancora
completata, non se ne può ancora realizzare un
posizionamento a livello di immagine sul
mercato, scegliere cioé se presentarla come home, personal o
high-end computer.
Commodore registra in quello stesso anno un fatturato di 889 milioni di
dollari con un
ricavo lordo di 170 milioni circa.
Per un computer "atipico" come Amiga, è difficile scegliere
di posizionarlo in
una delle tre grandi fasce del mercato: il prezzo è simile a
quello di un personal
computer; nellasua veste ufficiale Amiga è sempre stata
apprezzata per le sue
appariscenti qualità da macchina da gioco, come home
computer, dunque, e tuttavia
potrebbe essere utilizzato come computer a livello professionale, negli
studi privati o
nelle grandi aziende.
Altra scelta strategica diventa quindi il posizionamento di Amiga sul
mercato.
Conoscere il mercato e le sue esigenze diventa fondamentale per la
sopravvivenza della
tecnologia Amiga.
"Il successo di una tecnologia è inscindibilmente legato alla conoscenza dei bisogni del mercato, solo dopo una loro precisa individuazione è possibile applicare principi risolutivi originali" (Ferrata)
Nel 1985 l'utente medio cerca la sicurezza di una macchina largamente
diffusa, sulla quale
reperire facilmente informazioni.
La prima esperienza di utilizzo di un computer avviene normalmente sul
posto di lavoro,
dove conosce ed impara ad usare un personal computer, generalmente si
tratta di un IBM
compatibile, ed è quest'ultimo ad aggiudicarsi la
definizione di macchina
"seria", "professionale".
L'utente che desideri utilizzare un computer in casa, non una macchina
da gioco, ma un
computer per la contabilità domestica, ad esempio, tende a
preferire ed acquistare lo
stesso computer che utilizza sul lavoro, perchè lo sa
utilizzare e perchè lo giudica
"professionale".
Amiga viene presentata sul mercato come macchina da gioco
perchè di questo sono convinti
gli investitori, viene quindi classificata come "non professionale",
risponde
solo ad un'esigenza ludica.
Dal momento in cui Commodore decide di svilupparla seguendo il progetto
iniziale di Jay
Miner, si trova di fronte alla scelta critica di dover selezionare il
mercato cui
rivolgersi.
Per la sua poliedricità Amiga può essere
utilizzata in tanti campi diversi, l'idea
affascinante è quella di poter portare sul mercato un
computer che, a poco prezzo, si
adatti alle piu'svarite esigenze.
Per un ristretto gruppo di utenti ricercatori la proposta non
può che essere vincente, ma
per la restante parte del pubblico, con una scarsa conoscenza tecnica,
Amiga risulta di
difficile comprensione.
Amiga 500 e Amiga 2000
Il problema del posizionamento viene risolto con una diversificazione
dei modelli.
Nel febbraio del 1987 vengono presentate due versioni di Amiga: Amiga
500 e Amiga2000.
La prima dotata dello stesso hardware dell'Amiga 1000 con una maggiore
integrazionedei
circuiti le cui dimensioni sono diminuite, e con tastiera,
unità centrale e disk-drive
compattati in un'unica struttura.
Come Amiga 1000, anche Amiga 500 dispone di un'interfaccia parallela,
di una seriale e di
connettori per disk-drive esterni e per il supporto delle uscite audio
e video. Con 520K
di memoria RAM, Amiga 500 costa, nel 1987, meno di 500 dollari.
Amiga 500 sembra essere l'ultimo e piu' fortunato discendente del
famoso Commodore 64 che
per tanti anni aveva rappresentato la sicurezza economica della
Commodore, ma che comincia
ad essere sorpassato; la nuova versione di Amiga si inserisce
pienamente nella tradizione
dei computer low-end della Commodore e, in effetti, ha, come il
Commodore 64, grande
successo commerciale.
Nel tentativo di sfruttare fino all'ultimo momento il successo del
Commodore 64 la casa
omonima ha cercato di metterne in commercio delle versioni aggiornate:
nel 1984 lanciail
Commodore Plus 4, con caratteristiche simili a quelle del 64 (64K di
RAM, risoluzione di
320 per 200 pixel); nel 1985 è la volta del Commodore 128,
il primo esce quasi subito di
produzione, del secondo ne è presentata una versione
potenziata un anno dopo: il
Commodore 128 D, esteticamente migliore del suo predecessore e piu'
funzionale.
Sembra che Commodore si sia affezionata a quella fascia di computers
che ha decretato il
suo successo a livello mondiale a partire dal lancio del Vic 20.
In realtà, nelle intenzioni della Commodore Il Commodore
Plus 4 deve distanziarsi dai
suoi predecessori, avvicinandosi di piu' a un personal computer,
difficile dire se
Commodore non ha presentato il prodotto diverso o se il pubblico
è ancora troppo legato
ad un'associazione Commodore = home computer, resta il fatto che la
macchina non ottiene
nessun successo e, come abbiamo già detto esce ben presto di
produzione.
Per la stagione natalizia del 1987 Commodore presenta un'interessante
promozione: con
1.099.000 Lire è possibile acquistare un Amiga 500, un
modulatore TV e lo "scrigno
del software", comprendente otto programmi: quattro commerciali e
quattro shareware.
Tra i prodotti commerciali vi è un potente e sofisticato
foglio elettronico (Logistix),
un database relazionale per gestire archivi di immagini (Superbase), il
Music Studio,
programma per comporre musica, far suonare l'Amiga o controllare
sintetizzatori tramite
un'interfaccia Midi e, infine, un simulatore di elicottero in grafica
3D.
I dischetti dei programmi "shareware" contenengono programmi
scientifici, di
utilità, giochi e un programma di grafica pittorica (VDraw).
Amiga 500 viene presentato insieme alla macchina high-end Amiga 2000,
versione potenziata
della prima Amiga 1000 con la quale condivide il coprocessore, e le
prestazioniaudio-video.
Amiga 2000 è inoltre dotata di un sistema di schede
addizionali, che consentono di
configurare il computer secondo modalità operative diverse.
Amiga 2000 può funzionare in emulazione IBM PC XT e AT,
all'interno della macchina è
stato collocato un processore Intel 8088 che può funzionare
in contemporanea con il
68.000 ed era stato creato un ponte di comunicazione tra i due sistemi
chiamato
"Ianus", rendendo impercettibile all'utente la differenza del
funzionamento di
un programma in MS-DOS.
Amiga 2000 appartiene alla fascia degli elaboratori professionali.
Dal momento che nell'immaginario collettivo Commodore è
sempre stata associata a macchine
low-end e che Amiga 500 sembra seguire la tradizione, anche se con le
dovute differenze
tecnologiche, sarebbe stato a nostro parere necessario dare una
connotazione fortemente
diversa ad Amiga 2000.
Portando lo stesso nome della versione low end, si poteva creare un
malinteso, il pubblico
poteva pensare che si trattasse di una potentissima macchina da gioco.
Di fatto la stessa versione precedente, Amiga 500, si basava su
un'avanzatissima struttura
architettonica e, potenzialmente, poteva essere usata come personal
computer, ma era stata
presentata in versione povera, chi la usava non poteva rendersi conto
delle sue reali
capacità. Bast pensare che Amiga 500 non aveva hard-disk,
l'installazione e l'uso dei
programmi risultavano quindi lente e difficoltose. Di fatto Amiga 500
venne considerata
una macchina per giocare anche perchè Amiga 500 ebbe un
impatto notevole nel mondo dei
videogiochi: alcuni dei maggiori produttori di videogiochi negli Stati
Uniti, come la
Bally, la Mastertronic e la Grand decisero di adottarela scheda
dell'Amiga 500 per i
vidoegiochi da bar. Nel breve periodo Amiga 500, grazie anche alla sua
connotazione da
video gioco fu un vero successo.
Abbiamo sempre sostenuto la necessità di far conoscere Amiga
come un computer
polivalente, ma pensiamo che la mancata differenziazione tra le due
macchine abbia
determinato l'insuccesso di Amiga 2000.
Theodore Levitt ("Marketing thorugh differentiation of anything")
sostiene che
tutti i servizi e i beni sono differenziabili. Un prodotto è
la combinazione di fattori
tangibili, e fattori intangibili, questi ultimi creano la differenza
tra il prodotto
offerto e quello reale.
Come afferma E. Raymond Corey "Key Options in market selection and
product
planning" un prodotto è l'insieme dei benefici che il
cliente riceve quando
acquista.
Al momento dell'acquisto il cliente deve soddisfare una
necessità piu' o meno latente,
nel caso dei computer le sue necessità potranno essere di
natura ludica o professionale.
Il prodotto che saprà soddisfare la necessità
verrà preferito.
A nostro parere il settore informatico non è tutt'ora in
grado di accettare una macchina
che risponda a tutte le esigenze di tutti i tipi di consumatori, quindi
l'idea originaria
diJay Miner ( un computer per tutte le esigenze) avrebbe a nostro
parere fallito
commercialmente.
Inoltre pensiamo che sia controproducente in qualunque caso creare un
computer multiuso
senza differenziare i prodotti.
Nel caso di Amiga i due prodotti Amiga 500 rispondente all'esigenza
ludica, e Amiga2000,
computer professionale, si confondono, e non permettono all'utente di
individuare con
chiarezza il computer che soddisfi le proprie esigenze.
La scelta alternativa poteva essere a nostro parere quella di creare
macchine con la
stessa struttura interna ma per scopi diversi, studiando appositamente
per ogni macchina
un'immagine particolare con forti connotazioni.
Il pubblico non può accettare l'idea che un computer da
gioco diventi una macchina
professionale, al contrario nessuno, o pochi si renderebbero conto del
fatto che macchine
con scopi diversi condividono in realtà la stessa struttura
interna.
Molte applicazioni dello stesso principio si ritrovano nel mercato
automobilistico e
motociclistico: macchine prestigiose che montano lo stesso motore di
un'utilitaria.
Forse sarebbe bastato dare ad Amiga 2000 un nome diverso, presentarla
in un diversa
occasione, darle in definitiva una connotazione opposta a quello del
modello consumer,
perché opposta era la fascia di mercato alla quale si
rivolgeva, per riuscire a
collocarla nel corretto segmento del mercato professionale che le
spettava.
La gestione dell'innovazione
Gestire
un'innovazione radicale risulta problematico e richiede
un'organizzazione globale originale dell'azienda.
Diventa fondamentale capire chi possa trarre i maggiori benefici
dell'innovazione
tecnologica, quindi una delle prime scelte critiche risulta essere la
capacità di tutti i
dirigenti di comprendere l'innovazione che dovranno gestire: deve
risultare chiaro a tutti
i managers che si occupano della pianificazione dell'innovazione come
funzioni e quali
applicazioni possa sostenere.
Per conoscere il patrimonio tecnologico e sfruttarne appieno le
opportunità i managers
devono in qualche modo diventare dei tecnici.
Gestire un'innovazione radicale richiede ai managers caratteristiche
che normalmente non
sono fondamentali nel gestire un qualsiasi altro settore dell'azienda.
Roberts and Marquis, professori della Sloan School of Management
insistono su questo
punto, sostengono che la R&S soffre di una mancanza di
standards of performance,
spesso non viene correttamente valutatata perchè manca una
vera comprensione del
processo, i managers non possiedono le conoscenze adeguate.
Marquis sostiene che esistono tre motivi che spiegano l'incomprensione
della R&S:
il primo riguarda il livello di incertezza: è diverso
pianificare la produzione per un
prodotto conociuto e collaudato rispetto a un nuovo prodotto
la seconda è legata al "Tipo" rappresentato dallo scienziato
o ingegnere,
questi ultimi si differenziano dai loro colleghi di altre reparti per
attitudini, valori,
aspettative e motivazioni
la terza è connessa alla capacità di di valutare
i risultati considerando che il lavoro
di ogni ricerca/esperimento è unico.
.."Proprio il lancio di nuovi prodotti crea le piu' grandi sfide e le
piu' grandi
difficoltà peril management".
Sia D. Shon (" The fear of innovation" in International Science and
Technology,
USA november 1966) che A. Wormald ("Managing the scientist" in
Management Today,
U.K. Febbruary 1969) sostengono l'esistenza di una tensione di base tra
la natura delle
aziende ormai avviate e la natura delle innovazioni radicali.
Le aziende già affermate desiderano un cambiamento ordinato,
prevedibile e pianificabile,
senza sorprese nè rivoluzioni.
Tuttavia le innovazioni radicali per loro natura vanno di pari passo
con l'incertezza, con
i cambiamenti repentini nelle teorie scientifiche, con ordini di
modificare il concetto
dimarketing, o ancora con radicali cambiamenti nell'organizzazione
della produzione.
Haggerty, presidente della Texas Instruments descrive la
difficoltà di sostenere
un'innovazione tecnologica all'interno di una grande azienda:
"Quando un'organizzazione cresce, diventa piu' complessa. Centinaia e poi migliaia di persone sono coinvolte.. il numero dei clienti aumenta. Le operazioni si espandono in molti stati... Per sfruttare al meglio l'innovazione e arrivare alla grande distribuzione il prezzo deve scendere. I margini tra il prezzo e il costo diventano sempre piu' ristretti. In una prima fase nello sviluppo è piu' importante che i managers siano dei buoni amministratori piu' che dei bravi innovatori. Nella maggior parte dei casi si tende ad affidare il compito ad uno staff per la maggiorparte composto da quelli che io chiamo `administrative managers'".
Haggerty sottolinea come gli innovatori e gli amministratori si
differenzino per i valori
che sostengono nel loro lavoro.
"Spesso gli innovatori vengono rimpiazzati
da
amministratori perchè non si rendono conto degli sbagli
compiuti. D'altra parte gli
amministratori non hanno conoscenze sufficienti per giudicare e
rispettare il contributo
che gli innovatori possono realmente apportare.Spesso si limitano a
incrementare la
produzione semplicemente sviluppando prodotti già esistenti,
immettendo sul mercato
prodotti derivati da un business ormai affermato a diminuire i costi
per abbassare
conseguentemente i prezzi, tutte cose necessarie, ma che non portano a
una vera
crescita...
...Proprio perchè sono bravi amministratori, ottengono
effettivi risultati
nell'organizzazione generale, aumentano il profitto... tuttavia allo
stesso tempo si rende
l'organizzazione piu' complessa e diminuisce il numero di coloro che
sanno come innovare,
e l'innovazione diventa piu' irraggiungibile...
...Per fronteggiare la crescita e l'aumentata complessità,
l'organizzazione si suddivide
ingruppi, divisioni, dipartimenti, il lavoro viene diviso in tante
parti che un buon
amministratore può meglio controllare.
In questo modo l'azienda rischia di diventare una somma di parti
decentralizzate,
organizzate primariamente da un punto di vista finanziario".
Burns
differenzia due tipi di organizzazione: "enterprise centreds"
e "management centred". Nell'organizzazione
"management
centred" i compiti sono suddivisi in rami specializzati.
Si perde in coesione . Le decisioni vengono prese dall'alto e vengono
trasformate in
compiti minuziosamente descritti e attribuiti ai vari reparti.
Si tratta in definitiva di un flusso di istruzioni che vengono
impartite dal gradino piu'
alto a quello piu' basso della gerarchia.
"Entrepreneur centred system" è piu' adatto a situazioni di
instabilità,
quando i problemi non possono essere risolti semplicemente dividendoli
e distribuendoli
tra i vari reparti specializzati.
Ogni lavoratore deve svolgere il suo ruolo all'interno di un piu'
generale impegno
aziendale.
L'organizzazione cessa di essere formale, spesso è
necessario rivedere le disposizioni,
ridefinire i ruoli. L'interazione corre sia in senso laterale che
verticale, la
comunicazione tra le persone tende piu' ad essere una consultazione
laterale che un ordine
verticale".
Presso la Texas Instrument (Haggerty) si è creato un
"management of
innovation": consiste in una relazione sugli obiettivi di business, un
sommario
dettagliato sulle strategie che devono essere seguite per raggiungere
gli obiettivi, e una
serie di programmi tecnici che riguardano diverse funzioni: R&S
marketing, produzione.
Questo sistema permette che tutta l'organizzazione sia cosciente dello
scopo dell'azienda
di realizzare l'innovazione tecnologica e delle conseguenti
implicazioni.
Autorità e responsabilità devono essere il piu'
possibile legate. Nel caso specifico che
stiamo analizzando, la lontananza tra il mondo tecnico e quello
manageriale è
evidentissima.
Quando cominciarono a sovvenzionare il progetto Amiga, gli investitori
pensavano
erroneamente di produrre una macchina da gioco, perchè il
vero progetto era stato tenuto
segreto dai tecnici.
Quando, piu' tardi, la tecnologia fu acquistata da Commodore, i
managers, pur avendone
capite le potenzialità, la sfruttarono soprattutto come una
"play station".
E' a nostro parere evidente che non sia stata creata una strategia
adeguata al livello
innovativo, che i managers non abbiano saputo essere abbastanza tecnici
e, di conseguenza
non siano stati dei buoni "innovatori".
A nostro parere è mancato il dialogo, il confronto
costruttivo tra i due settori:
amministrativo e tecnico, che si sono sempre sentiti in contrasto.
Un sistema "entrepreneur centred" come quello esposto da Burns, avrebbe
probabilmente potuto attenuare i contrasti interni.
Significativa, a questo proposito, la tesimonianza raccolta nella
videocassetta "The
Deathbed Vigil". L'indomani della chiusura di Commodore gli
sviluppatori organizzano
una festa, una sorta di catarsi: gli sviluppatori, a turno, raccontano
delle scelte
amministrative sbagliate, delle incomprensioni, esternando tutto il
loro rancore contro i
managers che, a loro parere, sono responsabili della "morte" (brava
Amanda, hai
fatto bene ad utilizzare le virgolette! ndPetty) di Amiga .
A riprova dell'importanza della comunicazione tra settore tecnico e
quello commerciale,
resta la constatazione che le piccole aziende sono piu' innovative
delle grandi. Le
ragioni sono da ricercarsi nei fattori di scala e nel tipo di mercato
di riferimento.
Vendere un'innovazione al grande pubblico è piu' costoso che
venderla a pochi.
Spesso il grande pubblico non è in grado di percepire, e
conseguentemente di apprezzare
il grado di sviluppo tecnologico dell'innovazione.
Quanto piu' aumenta il dislivello tra "quoziente innovativo" dei
consumatori
rispetto a quello delle innovazioni, tanto piu' onerose saranno le
spese di marketing.
In tali circostanze l'azienda innovatrice deve compiere grossi sforzi
per identificare i
bisogni dei potenziali clienti, per vendere l'innovazione e, infine,
per fornire il
supporto post-vendita agli utilizzatori.
Le piccole aziende innovative hanno invece il vantaggio doi potersi
specializzare in aree
produttive che non richiedono grandi sforzi economici per sostenere le
vendite e la
ricerca ma nelle quali possono tuttavia creare il loro vantaggio
competitivo.
La scelta di queste aree dipenderà dall'indice di
cambiamento nella tecnologia.
In aree dove il livello di evoluzione è alto, esiste un gran
numero di opportunità nella
prima fase del ciclo di vita del prodotto: quando le economie di scala
sono relativamente
poco importanti, le quote di mercato volatili, e il tasso di entrata e
uscita dal mercato
alto, il successo dell'azienza dipende dalle sue capacità
scientifiche e tecnologiche.
Inoltre nelle aree con produzione su piccola scala, il mecato
è ristretto, gli
utilizzatori hanno un alto grado di conoscenza tecnica , in questa
situazione, le piccole
aziende sviluppano significative esperienze a livello innovativo.
Bibliografia: Rino Ferrata "Innovazione tecnologica-politica
di prodotto e
strategia di diffusione" Egea, 1989
OCSE, "Conditions for success in technological innovation",
Parigi, 1971.
Patr.276, pp 32-46.
WJ. Abernathy, J. Utterback, "A dinamic model of process and
product innovation by
Firms, Omega vol.3, n.6, 1975, pp. 639- 656.
S. Myers, D.G. Marquis, "Succesful industrial innovation: a
study underlying
innovatin inselected firms", Washington, 1969.
Rogers, Schoemaker, "Communication of innovation",
Chicago 1972
J.R. Bright, "Practical technology forecasting", Austin, 1978.
Tutti i marchi appartengono ai leggittimi proprietari